Etica e politica

Intervento per l'inaugurazione de "Il circolo di Terni"

Care amiche e cari amici,


nell’impossibilità di essere presente personalmente questa sera, a causa del mio ruolo di Presidente della Federazione Biblica Cattolica che oggi si riunisce a Roma, volentieri invio queste brevi riflessioni sul tema del vostro incontro, prezioso per la nostra città e per il momento storico che stiamo vivendo. Non è un caso che proprio recentemente abbiamo presentato a Terni il volume intitolato “Umbria Terra di pace”, dove ho cercato di delineare l’identità e l’anelito di pace che dalla nostra regione può allargarsi all’Italia e al mondo.


Non si può guardare il futuro dando solo qualche aggiustamento organizzativo alle istituzioni e neppure sono sufficienti semplici correzioni di rotta. La serietà delle sfide che stanno dinnanzi a noi richiede una riscoperta delle motivazioni ideali, e comunque la necessità di colmare la distanza che talvolta si vive tra l’ispirazione profonda (quella religiosa, etica, morale) e la concretezza delle scelte pubbliche che quotidianamente si è chiamati ad affrontare. La domanda che scende prepotente dentro ciascuno è chiara: può, il credente, nella sua azione pubblica prescindere dal legame con le radici che sostengono e guidano l’intera sua vita? Può, per un presunto e spesso rassegnato realismo, mettere tra parentesi le ragioni più profonde della sua stessa esistenza? Può eludere le scelte, anche parziali, che è chiamato a fare per l’edificazione della società? La risposta è ovvia. E credo che nessuno ritenga che non ci sia rapporto tra l’azione sociale e l’ispirazione religiosa, tra l’azione politica e le scelte morali che ispirano il pensare e l’agire del credente. Giovanni Paolo II, proclamando Tommaso Moro Patrono dei Governanti e dei Politici, ha affermato che egli ha mostrato con la sua vita e con la sua morte che “l’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale”.
Il legame tra vita spirituale e vita politica o amministrativa, per un credente, può essere problematico, e talora persino lacerante, ma mai può essere dimenticato. E non si tratta, ovviamente, solo di porre attenzione a qualche scelta puntuale che viene richiesta, o di qualche battaglia specifica che si è chiamati a perseguire all’interno di diversi schieramenti politici. E’ in gioco, soprattutto, il modo di concepire se stessi, la propria vita e l’organizzazione stessa della società. Insomma, è in questione tutto ciò che risponde alla domanda: “quale società si vuole costruire? quali valori si debbono porre a fondamento della vita di un popolo, di una società?” La riflessione, e la conseguente azione, in questo vastissimo campo non è stabilita una volta per tutte. L’uomo politico, come pure chiunque deve amministrare la cosa pubblica, è chiamato a rischiare la parzialità delle scelte storiche, la parzialità dei giudizi pratici che lo possono vedere in posizione diversa da altri credenti nella stessa fede. E, tuttavia, anche la diversità delle scelte non può tenere isolati i credenti gli uni dagli altri. La diversità non significa esclusione di rapporti. Di più, la legittima e auspicabile pluralità dei credenti nella vita politica richiede ancor più momenti di incontro e di confronto, fosse anche quello solamente di carattere religioso che vede tutti nella fondamentale condizione di essere discepoli dell’unico Signore.
Il Papa Giovanni Paolo II, nell’ultima assemblea ecclesiale della Chiesa Italiana svoltasi a Palermo, a proposito della vita politica che i credenti debbono affrontare, diceva: “Ci sono valori dai quali i cristiani non possono scostarsi, se non tradendo la loro visione della vita, e ci sono pure alcuni grandi temi su cui sarebbe necessario trovare nuove convergenze”. Temi, come la pace, lo sviluppo dei popoli, la solidarietà, la famiglia, la vita, la giustizia sociale, il primato dell’uomo sul lavoro, l’etica pubblica, e tanti altri richiedono una rinnovata attenzione da parte dei politici credenti. Si tratta, in effetti, di dimensioni nelle quali è necessario immettere quel ricchissimo contributo di sapienza che la tradizione cristiana ha maturato nel corso dei secoli. Quell’ispirazione che il cristianesimo ha immesso nel tessuto dell’Europa, e talora è arrivato anche dal di fuori delle stesse istituzioni ecclesiastiche ma non al di fuori della più ampia tradizione cristiana, deve ora trovare i canali per innervare l’attuale contesto storico.