“E’ in gioco il futuro della città”

Intervista sulla chiusura del Magnetico

«Spero in una concertazione fra i governi tedesco e italiano»


di Elisabetta Lomoro


«Assieme all’intera città di Terni lottiamo per l’unità della fabbrica, perché continui ad essere uno dei poli del suo sviluppo». Vincenzo Paglia, vescovo della diocesi di Terni-Narni-Amelia è «personalmente vicino» ai lavoratori e alle famiglie che in questi giorni vivono ore angoscianti. Il presule non si tira indietro e dice che questa «è una battaglia che va combattuta con coraggio e determinazione», perché in gioco c’è «anche il futuro di questa nostra città che in tanti momenti ha mostrato non poca maturità anche di fronte a situazioni difficili».

Con la chiusura delle acciaierie cosa accadrà?

Terni si trova a vivere oggi una delle situazioni più difficili della sua storia negli ultimi 40 anni. Un momento drammatico che tocca il cuore della città nella sua totalità, ma che riguarda anche l’intero Paese. In ballo ci sono 800 posti di lavoro, tra cui quelli di molti giovani, la cui perdita porterebbe a conseguenze incalcolabili per l’intero tessuto sociale del territorio, oltre a quelle economiche anche a livello più ampio. Questa situazione non può non provocare una reazione di sdegno da parte dell’intera società.

Qual è la situazione attuale per l’industria del magnetico ternana?

Non spetta a me dare valutazioni di tipo economico, anche se stupisce la chiusura di un’industria che ha sempre dato buoni frutti in termini produttivi e di mercato. La decisione della dismissione della produzione dell’acciaio magnetico «a grano orientato» a Terni è stata presa in modo del tutto unilaterale dalla multinazionale tedesca, attuale proprietaria dell’Acciai Speciali Terni. Una decisione che, secondo la stessa proprietà, si basa essenzialmente su ragioni economiche e di mercato, ma che non tiene conto delle forti ripercussioni che una tale prospettiva avrà sul nostro territorio sia a livello occupazionale, sociale e umano.

A questo punto cosa si può fare?

Il mio suggerimento è legato soprattutto al metodo con cui affrontare la difficile e importante vicenda. Auspico che tra il governo italiano e quello tedesco si attui un tavolo di concertazione e di trattative, in cui vengano affrontati tutti i vari aspetti legati alla vicenda, da quelli economici a quelli sociali ed occupazionali. Anche da parte delle istituzioni locali forte è l’impegno in questo senso, perché le sollecitazioni e le richieste formulate in più occasioni da parte di regione, provincia, municipalità, sindacati unitari, abbiano séguito presso il governo italiano. Vorrei sottolineare che proprio nel 1981 il papa Giovanni Paolo II, in visita pastorale alla fabbrica ternana, parlò agli stessi lavoratori di dignità dell’uomo e del suo futuro come valori da cui nemmeno il mercato può prescindere. Non ci può essere nessun progresso economico se si disattendono valori come questi, a meno che non si voglia lasciare che l’uomo diventi solo uno strumento al servizio del “dio denaro”.

da “L’Avvenire” di sabato 31 gennaio 2004