“Accompagnare la vita. Nuove responsabilità nell’era tecnologica” – saluto a papa Francesco

Santità,

desidero anzitutto esprimerLe la mia personale gratitudine e quella di tutti i membri della Pontificia Accademia per la Vita per questa occasione di incontro. E’ il primo Congresso dopo il rinnovo degli Statuti e vede la partecipazione dei membri ordinari, di quelli corrispondenti e di alcuni giovani ricercatori. Quest’ultimo gruppo vuole essere un piccolo esempio di attenzione al mondo dei giovani perché possano partecipare in maniera graduale al lavoro di tutti. Questa Accademia – così come oggi si presenta a Lei – è pronta a svolgere la missione che Lei le ha affidato.

Tutti noi siamo consapevoli che mettersi al servizio della vita umana, oggi, significa affrontare nuove sfide e percorrere nuovi territori dell’esistenza umana, in un orizzonte davvero vasto: dalla cura della dignità di ogni persona nelle diverse età della vita, all’impegno per il reciproco sostegno fra le generazioni; dalla difesa da qualsiasi forma di strumentalizzazione, alla promozione di una qualità della vita umana che integri il valore materiale e spirituale, nella prospettiva di un’autentica “ecologia integrale”.

Anche nell’orizzonte dell’Accademia è in gioco l’amore per l’uomo vulnerabile e, al tempo stesso, desideroso di parole e di testimonianze che lo riscattino. Chinarsi sulle sue ferite per comprenderle, curarle e guarirle è il compito di una Chiesa non pavida e fiduciosa, capace di abitare anche i luoghi della tensione e del conflitto, come un “ospedale da campo”, appunto, che vive la sua missione di salvezza e di guarigione anche là dove la vita dell’uomo è in molti modi minacciata dalle nuove culture della competizione e dello scarto.

Sì, Padre Santo, anche questa Pontificia Accademia vuole porsi in uscita. Per questo, si fa dialogo e confronto, attingendo al ricco patrimonio della tradizione cristiana e trovando alleati in uomini e donne appartenenti ad ogni cultura e tradizione umana e religiosa per la difesa e la promozione della vita. Il bene dell’uomo – potremmo dire parafrasando l’apostolo Paolo – ci divora.

Siamo qui, Padre Santo, consapevoli della delicata missione che ci attende. Per questo le siamo grati per aver voluto aprire Lei stesso questo nostro Congresso. Siamo lieti di poter ascoltare dalla Sua viva voce la missione che intende affidarci. Le sue parole saranno per noi un riferimento sicuro per il nostro lavoro, in questi giorni del Congresso e per le fasi successive che ne seguiranno.