La salute come bene pubblico. Dialogo tra Celam e la Santa Sede

Bogotà (Colombia) – Città del Vaticano, 23 giugno 2020. Incontro virtuale tra la Pontificia Accademia per la Vita, il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale e rappresentanti delle Conferenze episcopali dell’America Latina (Colombia, America Centrale, Cuba e Messico). Durante l’incontro hanno discusso del documento della Pontificia Accademia per la Vita Pandemia e Fraternità universale. Siamo interessati, hanno spiegato fonti del CELAM, a un dialogo sui problemi di salute e sul bene comune e questo è un primo passo per salvare vite umane: la salute come bene pubblico. Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, ha presentato il lavoro svolto finora sottolineando l’importanza della sfida attuale. «L’Accademia ha pubblicato una prima Nota, intitolata Pandemia e Fraternità universale il 30 marzo scorso. Nei prossimi giorni uscirà un secondo documento, dedicata specificatamente al tema della Salute pubblica, L’Humana communitas nell’era della pandemia: riflessioni sulla rinascita della vita. Stiamo inoltre lavorando a un testo sugli anziani, che sono state e continuano ad essere le vittime più numerose della pandemia. Sono testi consegnati alla riflessione di tutti per aiutarci a comprendere il senso di quanto sta accadendo nel mondo, oggi. Ci rendiamo conto di quanto sia attuale l’affermazione di papa Francesco: non siamo in un’epoca di cambiamento, ma di cambiamento d’epoca. Non c’è dubbio che deve essere ripensato l’intero orizzonte della sanità sia a livello regionale che internazionale. Il testo del 30 marzo sottolinea due conclusioni decisive. La prima riguarda l’accesso universale alle migliori opportunità di prevenzione, diagnosi e trattamento, che non deve essere riservato solo a pochi fortunati. La distribuzione di un vaccino, non appena sarà disponibile in futuro, sarà un importante banco di prova. La seconda conclusione concerne la definizione di ricerca scientifica responsabile. La posta in gioco è complessa e riguarda diversi ambiti, dalla integrità della ricerca scientifica alla sua libertà rispetto alle questioni relative al profitto economico. In tale contesto si richiede un ripensamento delle istituzioni internazionali relative alla salute di tutti i membri della famiglia umana che abitano nella casa comune, che è il pianeta».

Nel dibattito seguito all’intervento di mons. Paglia, Gianni Tognoni, sociologo, ha messo in evidenza le risposte frammentate dei governi e degli scienziati di fronte alla crisi; mons. Hector Fabio Henao (Caritas Colombia) ha sottolineato la gravità della crisi ambientale in atto e l’impatto sulla salute; mons. Carlos Garfias (Messico) ha insistito sulla solidarietà e sulle risposte che la Chiesa può fornire a popolazioni smarrite; generare speranza e risposte concrete sono le indicazioni di mons. Alfonso Miranda (Messico) di fronte alla crisi lavorativa e sociale provocata dalla pandemia. Dalla Colombia mons. Elkin Alvarez ha sottolineato la grave «disarticolazione delle istituzioni» e la mancanza di risposte di fronte ai bisogni delle popolazioni.

Alla Pontificia Accademia per la Vita è stato chiesto di accompagnare la riflessione della Chiesa in America Latina per fare in modo che la Chiesa stessa sia capace di generare speranza e solidarietà. «Servono riforme del sistema della salute» ha detto mons. Paglia in conclusione «ma soprattutto un deciso cambiamento verso una civiltà dell’amore, della solidarietà, della fraternità».