XXXII Settimana del Tempo Ordinario – lunedì
Lc 17,1-6
[1]Disse ancora ai suoi discepoli: «E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. [2]E’ meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. [3]State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. [4]E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai». [5]Gli apostoli dissero al Signore: [6]«Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
Gesù mette in guardia i discepoli dal dare scandalo, ossia dall’essere “pietra d’inciampo”. E lo ritiene talmente grave da fargli dire che sarebbe meglio, per chi lo procura, di essere gettato nel mare con una pietra al collo. Forse il primo scandalo che i discepoli debbono evitare è quello di contraddire, con la loro vita, il Vangelo. In tal modo, infatti, lo rendono inefficace. Gesù, del resto, aveva già detto: se il sale perde il sapore a null’altro serve che ad essere gettato via. “State attenti a voi stessi!”, dice Gesù ai discepoli. Essi, infatti, debbono ascoltare ogni giorno il Vangelo per non tradirlo e per evitare che il peccato attecchisca e si radichi nella loro vita. Gesù richiama perciò alla dimensione del perdono, una dimensione ineliminabile e quotidiana nella vita della comunità cristiana. Egli conosce bene la debolezza dei discepoli. Per questo aggiunge che la misericordia e il perdono debbono sovrabbondare sul peccato. Perdonare “sette volte”, vuol dire sempre. Mai infatti il perdono deve mancare nella vita della famiglia di Dio, è come pegno dell’amore e della gioia che il Signore dona.