XXX Domenica del Tempo Ordinario – venerdi

Lc, 14, 1-6

[1]Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. [2]Davanti a lui stava un idropico. [3]Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: «E’ lecito o no curare di sabato?». [4]Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. [5]Poi disse: «Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?». [6]E non potevano rispondere nulla a queste parole.

Gesù è invitato, un sabato, ad un banchetto in casa di uno dei farisei. L’evangelista nota sin dall’inizio l’ostilità con cui i presenti lo osservano. Ben diverso era l’atteggiamento delle folle che, invece, accorrevano a lui per ascoltarlo e per ricevere guarigione. Così agisce anche per l’idropico che entra in quella casa dirigendosi subito verso Gesù. Appena Gesù lo vede chiede ai farisei se sia lecito o no guarire in giorno di sabato. La domanda è ovviamente retorica, e comunque non riceve risposta. Gesù, senza frapporre tempo, guarisce quell’uomo malato. I poveri non possono attendere le dispute e i dibattiti. L’amore e la compassione per i deboli non tollerano nessun limite e non conoscono nessun confine. È il terzo miracolo, dopo quello dell’uomo dalla mano arida e della donna curva, che Gesù compie di sabato. Per Gesù il sabato è davvero un giorno di festa, ossia il giorno in cui si manifestano pienamente la bontà e l’amore di Dio per gli uomini, soprattutto per i più deboli. È così, o meglio deve essere così, anche per la domenica.