XXVIII Settimana del Tempo Ordinario – giovedì

Lc 11,47-54

[47]Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. [48]Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.  [49]Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; [50]perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo, [51]dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. [52]Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito». [53]Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, [54]tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

Un dottore della legge, ascoltando le dure parole di Gesù contro il ritualismo farisaico, ribatte che in quel modo offende lui e tutti i suoi colleghi. Con questa reazione egli mostra di avere ascoltato Gesù con l’orgoglio di chi deve difendere la sua posizione e non come un uomo bisognoso d’aiuto. La Parola di Dio, come dice Paolo, è come una spada a doppio taglio che penetra sin nelle midolla e non lascia indifferenti. Se è ascoltata con l’orgoglio e l’autosufficienza di chi vuole difendere se stesso, viene sentita come un rimprovero che offende e non come una forza salutare e buona che aiuta a cambiare il cuore. Se si resta schiavi del proprio orgoglio è facile maltrattare i profeti e i giusti; è facile cioè eliminare la loro voce, dimenticare la loro parola e, in ogni caso, allontanarla perché porta disturbo. E si giunge sino a farli tacere con la violenza, magari costruendo loro delle belle tombe. La “chiave” per entrare nelle Scritture e nella vita è l’ascolto umile e docile.