Tredicesima settimana del Tempo Ordinario – lunedì

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.

Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?

Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Gesù si presenta in mezzo ai discepoli radunati nel cenacolo. Non c’è Tommaso. E non ci sono tutti gli uomini e le donne, tra i quali noi, che da quel giorno in poi avrebbero ricevuto l’annuncio del Vangelo della resurrezione. Tommaso non crede alle parole degli altri discepoli. È impossibile per Tommaso – e non solo per lui – che dai luoghi di morte possa nascere la vita; inconcepibile che un crocifisso possa tornare vivo. La domenica successiva Gesù ritorna e di nuovo dà loro il saluto di pace. Quindi dice a Tommaso: “Non essere più incredulo, ma credente” e lo esorta a mettere il dito nelle piaghe e la mano nella ferita del costato. A questo punto il discepolo si getta in ginocchio e professa la sua fede: “Signore mio e Dio mio!” Non è Tommaso che tocca il corpo ferito di Gesù, sono piuttosto le parole di Gesù che toccano il cuore di Tommaso e lo commuovono. Forse un po’ di Tommaso è presente in ognuno di noi, è presente in chi ha difficoltà e dubbi, è presente in chi soffre per non riuscire a credere, è presente in chi prova dolore per l’impossibilità d’amare, è presente in chi fatica a sperare. Ma tutto ciò in qualche modo avvicina alla fede. Gesù continua a tornare, di domenica in domenica, e a dirci: “Beati coloro che hanno creduto senza vedere”. Bastano le sue parole per credere, purché ci lasciamo toccare il cuore.