Santa Fermina 2006

Santa Fermina 2006

Era il 24 novembre del 304 quando la giovane Firmina fu martirizzata dal Prefetto romano di Amelia, Magenzio. Dopo numerosi tormenti, appesa con i capelli alla colonna (la tradizione vuole che sia quella posta all’ingresso del Duomo), mentre veniva torturata con le fiamme, Firmina morì pregando il Signore per sé e per i suoi persecutori. E molti si convertirono al Vangelo. Sono passati 1700 anni da quel giorno e anche noi ci riuniamo attorno a Santa Firmina per contemplare l’amore che aveva per Gesù.
Quale esempio per noi, spesso così tiepidi verso il Signore! Basta poco e ci dimentichiamo Gesù; lei, invece, neppure le fiamme riuscirono ad allontanarla da Lui! Noi facilmente ci allontaniamo da Gesù: senza problemi tralasciamo la preghiera; una piccola difficoltà ci fa saltare la Messa; siamo tutti preoccupati solo per le nostre cose; facciamo poca carità; siamo pronti a dire maldicenze e a offendere. Firmina, anche in mezzo ai tormenti, non ha smesso di pregare e di voler bene. Guardiamola, perciò, questa nostra santa patrona. Fissiamo lo sguardo su di lei. Vorrei che in questo anno giubilare avessimo sempre davanti ai nostri occhi questa ragazza che ha amato Gesù sino all’effusione del sangue. Se faremo così, sarà un anno di grazia. Il Santo Padre, per aiutarci, ha concesso l’indulgenza plenaria a chiunque visita questa chiesa e prega la Chiesa e per il mondo.
La testimonianza di amore di santa Firmina è preziosissima. E facciamo bene a gloriarcene. Ma a che serve se non riscopriamo l’amore che lei aveva per Gesù? Se non cogliamo questa ricchezza, sarà vano il nostro incontrarci e a nulla serviranno i festeggiamenti che potremo organizzare. In questo tempo, rattristato dalla violenza, abbiamo bisogno di ritrovare l’amore di Firmina. Lasciamoci toccare il cuore dal suo amore. Olimpiade la vide e ne fu rapito. Si convertì al Vangelo e divenne martire. E tanti altri, vedendo il suo coraggio e il suo amore, si avvicinarono a Gesù. Come abbiamo ascoltato da Cantico dei Cantici, Firmina si lasciò toccare il cuore da Dio e lasciò tutto per seguirlo. E poté resistere alle fiamme che le bruciavano le membra perché per lei erano più forti le fiamme dell’amore di Dio: “le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore!”
Firmina era una giovane romana, forse figlia del Prefetto di Roma. Lasciò la città per ritirarsi qui ad Amelia. Con una nave partì da Ostia per dirigersi verso Civitavecchia. Durante la traversata si levò una terribile tempesta che stava per travolgere la nave. Firmina pregò il Signore e la tempesta cessò. Come non imitare la nostra santa perché si allontanino le tempeste che stanno mettendo in pericolo la vita di tante nazioni? Non dobbiamo, in questo tempo, intensificare anche noi la preghiera perché terminino le guerre? Perché cessino gli attacchi terroristici? Perché gli uomini intraprendano le vie della pace? Firmina, giunta a Civitavecchia, si diresse ad Amelia, ove si ritirò nella sua villa. Si scatenò presto la persecuzione di Diocleziano contro i cristiani. Il prefetto della città, Olimpiade, la fece catturare; ma, appena la vide, se ne invaghì e cercò di sedurla. Firmina non solo resistette, arrivò persino a convertirlo. Vedete? Una giovane ha fatto cambiare vita ad un altro giovane! E’ questa la via del Vangelo: ciascuno deve parlare ad un altro del Vangelo, ciascuno deve aiutare l’altro a scoprire Gesù. E Olimpiade fu a tal punto convinto che subì il martirio prima della stessa Firmina. Il nuovo prefetto di Amelia, Magenzio, voleva far tornare indietro Olimpiade, ma non ci riuscì. E lo fece uccidere. Firmina, quando gli fu detto che anche lei avrebbe fatto quella stessa fine, se non avesse abiurato, rispose che Olimpiade aveva obbedito al Vangelo: egli, che era prefetto della città, aveva in verità trovato il vero tesoro, aveva venduto tutto per acquistarlo. E il tesoro era il Vangelo.
Care sorelle e cari fratelli, anche noi abbiamo ricevuto questo tesoro. Ma forse lo consideriamo poco. Guardiamo Firmina e Olimpiade. Essi sono davanti a noi per esortarci ancora una volta a riscoprire il Vangelo. Quel piccolo libro fu la loro forza. Il Vangelo, infatti, rende gli uomini non solo buoni ma anche forti, forti nell’amore e nella misericordia. Sì, chi ascolta il Vangelo è capace di amare davvero. E l’amore è più forte della morte. Il Vangelo ha sorretto Firmina e Olimpiade; il Vangelo ha fatto convertire decine e decine di persone che stavano accanto a loro. Lasciamoci toccare il cuore anche noi dal Vangelo: la vita nostra e di chi ci sta accanto cambierà in meglio.

Quando, alla fine del IX secolo, il vescovo di Amelia, Pasquale, ritrovò i corpi di Firmina e di Olimpiade e li portò nella città di Amelia per accoglierli nella cattedrale, al loro ingresso si raccolse una grande folla. Si racconta: “Quando i corpi di Firmina e Olimpiade furono vicini alla città, una grande folla formata da uomini, donne, bambini, persone sane e inferme con fiori e palme andò incontro al sacro corteo, lodando, benedicendo e glorificando il Signore che aveva concesso una grazia tanto grande alla città di Amelia”. E continua il racconto: “Persone possedute dal demonio si calmarono; i lebbrosi guarirono; i ciechi videro; i muti parlarono; i paralitici camminarono. Tutti i malati, i deboli e gli sfiduciati che erano venuti in Amelia ritornarono nelle loro abitazioni guariti ed esauditi. Una gioia immensa era negli animi di tutti”.


Care sorelle e cari fratelli, vorrei che quel che accadde in quel lontano giorno attorno ai corpi di Firmina e Olimpiade potesse continuare in tutti i giorni di questo anno centenario. Sia un anno nel quale veniamo a visitare questo luogo: inizieremo anche il restauro di questa Chiesa e dell’altare con il presbiterio. Sia un anno nel quale far crescere la nostra conoscenza del Vangelo: vi consegnerò il Vangelo di Matteo da me commentato. Sia un anno in cui rendere più visibile il nostro amore per i più poveri: vorrei che si istituisse anche una piccola mensa per i poveri, dedicata a Santa Firmina. Sia un anno in cui allargare il nostro amore oltre i confini abituali: dedicheremo a Santa Firmina un’opera di carità in una terra di missione. Vorrei che anche oggi i poveri siano aiutati, i malati siano consolati, i deboli e gli sfiduciati confortati. Vorrei che una “gioia immensa” possa invadere i nostri cuori.