San Valentino 2003

"Solo la pace è inevitabile"

Genesi (11, 1-9) ; Salmo 126 ; Colossesi (3, 8-17)


    Giovanni (15, 1-17)



Signor Presidente Rugova,
carissimi monsignor Gualdrini e monsignor Sopi,
Signor Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri gen.Bellini
Signor Sindaco,
Signor Presidente della Regione e Presidente della Provincia,
autorità di governo, autorità militari,
care sorelle e fratelli,


San Valentino continua a radunarci. Del resto, Terni sa bene che qui sono le sue radici. Esse, non sono non vanno dimenticate  o travisate; vanno riscoperte nella loro forza e ricchezza. E oggi siamo particolarmente felici per il ritrovamento della reliquia rubata nel 1979. Un grazie di cuore va ai Carabinieri rappresentati oggi dallo stesso Comandante Generale e dagli altri ufficiali dell’Umbria e dal generale Serafino Liberati comandante di divisione reparti specializzati dell’Arma e tenente Miulli del Comando Tutela Patrimonio del Nucleo di Bari, che hanno ritrovato la reliquia. Tale ritrovamento è per noi un segno, anzi un pressante invito: siamo chiamati a “ritrovare”, a “riscoprire” il senso robusto della testimonianza di Valentino all’inizio di questo millennio. Egli fu vescovo di Terni nel III secolo; erano anni difficili per l’Impero romano, e per i cristiani esaltante e drammatico, più volte furono decimati dalla persecuzione. Valentino affrontò quel tempo come uomo del Vangelo. Ovunque predicava l’amore; a Terni e a Roma dove subì il martirio. Grande fu il suo amore per i poveri, e larga la sua tenerezza per i malati: due dimensioni della sua testimonianza quasi dimenticate dall’Occidente che ne ha fatto un santo a volte sdolcinato. L’amore di Valentino era quello evangelico. Lo abbiamo ascoltato: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Valentino diede davvero la vita per gli amici.
    
Ebbene, di questo amore ha bisogno Terni e il mondo intero. La vicenda di Babele è un monito per tutti. L’Assenza di amore, infatti porta a non capirsi, a rinchiudersi in sé stessi, ad alimentare una cultura del nemico che inevitabilmente spinge uomini e popoli a disperdersi e a distruggersi. Babele è paradigmatica per le città di tutti i tempi, anche per quelle di oggi. E come non pensare che la torre di Babele di cui abbiamo ascoltato è l’odierna Bagdad? Sarà distrutta ancora una volta la torre di Babele? Ma se così accade non continuiamo a distruggerci le torri gli uni degli altri? Lo sappiamo bene, questo nostro mondo sta vivendo momenti di grande tensione, tra le minacce del terrorismo e quelle di una nuova guerra di cui non si conoscono gli esiti. E intanto, tra l’indifferenza dei più, continuano guerre e conflitti regionali, e persistono drammatiche situazioni di ingiustizie divenute focolai di nuovi conflitti. Guardando questo nostro pianeta sembra di sentire il grido del salmista: “gli angoli della terra sono covi di violenza” (Si, 20). Anche a Terni. E ne siamo stati testimoni nei giorni addietro. Tutti siamo più incerti e tutti abbiamo più paura. Che si può fare? E’ facile e comprensibile rispondere che non possiamo molto, forse niente. E ci rassegniamo alla inevitabilità della guerra. Ma non è questa la volontà di Dio, che non vuole né ingiustizia né violenza, né oppressione né guerra.

Noi cristiani non possiamo accettare un mondo ove l’ingiustizia e la guerra sembrano inevitabili. Per noi cristiani solo la pace è inevitabile, o meglio, deve diventare inevitabile. Essa è un bene di tutti e non può essere frazionata. Ed è così preziosa che non può essere lasciata nelle mani di alcuni. La pace è nelle mani di tutti. Tutti dobbiamo sognarla, invocarla, accoglierla, sostenerla, consolidarla, difenderla. Ma l’unica via della pace è l’amore. Per questo il messaggio di San Valentino oggi è divenuto più attuale che mai. E noi dobbiamo dare il nostro contributo alla pace. Valentino, testimone dell’amore, lo diviene anche della pace. Per questo ci sentiamo particolarmente vicini a Giovanni Paolo II che non cessa di sperare per la pace. Domenica prossima, in accordo anche con i vescovi dell’Umbria, siamo chiamati tutti a pregare per la pace. In ogni chiesa della nostra Regione verrà letto un appello che noi vescovi dell’Umbria abbiamo voluto inviare a tutti i credenti.

Il nostro secolo deve ripartire dall’amore se vuole allontanare il dramma dei conflitti senza fine. Si potrà infatti debellare il terrorismo, e speriamo che avvenga presto; potremo anche prevenire i kamikaze, anche se appare impossibile; ma se non c’è una cultura dell’amore, dell’incontro, del dialogo, non potrà esserci la pace. Ecco perché noi, davanti a San Valentino, scegliamo ancora una volta il Vangelo della pace. Oggi ci è ancor più chiaro che solo un amore robusto, forte, che non conosce la cultura del nemico, che non vuole vincere a tutti i costi sugli altri, solo questo amore porta verso la pace. Cari amici, è questo l’amore che sta a fondamento di Terni. Non deve diventare nostra cultura, nostro comportamento, nostra missione? Tanto più che non c’è alternativa all’amore, se non l’egoismo e la violenza, la crudeltà e la guerra. Ecco perché anche noi dobbiamo chiederci cosa ne abbiamo fatto dell’amore e quindi della pace. Spesso ne siamo dimentichi. Ma quando lo viviamo i frutti sono evidenti. L’esempio della consegna delle reliquie di san Valentino al Patriarca di Mosca è straordinario. Ha avuto un’eco davvero incredibile in Russia e per di più ha rasserenato non poco il clima tra credenti. Sì, l’amore ha portato un po’ di pace tra i credenti.

Il Patriarca Alessio ce lo ha scritto nel messaggio di saluto inviatoci per questo giorno: “Eccellenza, vorrei di nuovo esprimerle la mia gratitudine di cuore per il dono delle reliquie del santo martire Valentino Intermanskij (ternano) alla Chiesa Russa Ortodossa. Questo gioioso avvenimento è un segno evidente del profondo legame spirituale tra i popoli di Russia e d’Italia e sottolinea altresì come, nonostante l’esistenza di difficoltà, il benevolo dialogo tra i cristiani delle nostre chiese continua. Spero che i buoni legami tra la Chiesa Ortodossa Russa e la Diocesi di Terni possano crescere ancora. Invoco l’aiuto di Dio per il suo servizio. I più sentiti omaggi ai membri del suo clero e al popolo della sua diocesi. Alessio II, Patriarca di tutte le Russie, Mosca 4 febbraio 2003”.

Ed è altrettanto significativa la consegna del Premio San Valentino al Presidente Ibrahim Rugova, uomo di pace, che per anni e anni ha condotto il suo popolo sulle vie della non violenza. Lo ringrazio ancora una volta della sua presenza in mezzo a noi, mentre auguriamo a lui e ai kossovari presenti un futuro prospero e pacifico per il suo paese. Sarà altresì importante la consegna a Padre Ibrahim Faltas della Basilica della Natività di Betlemme. E proprio da Terni partirà nel mese prossimo il primo dei pellegrinaggi di malati che ogni mese si recheranno nella Terra Santa. E’ anche questo un segno di quell’amore che sgorga dalla testimonianza vissuta di San Valentino.
Facciamo bene, perciò, a tornare a San Valentino. Dobbiamo riscoprire la forza dell’amore, di un amore alto e forte, fatto di sentimenti di misericordia, di bontà e di mansuetudine, di umiltà, di pazienza con la carità al di sopra di tutto. Per Valentino ogni persona era da amare, da aiutare, da abbracciare. Oggi, guardando il nostro patrono, scopriamo la vera linfa che deve vivificare tutte le componenti della città.

Essa fa di noi, pur nella evidente diversità, un’unica città. Ma va riscoperta. Solo una città che vive l’amore può essere una città pacificata. E solo un cuore che ama può essere un cuore pacifico. Se lasceremo crescere l’indifferenza, la superficialità, la banalità, la solitudine, l’interesse solo per sé stessi o per il proprio gruppo, se ci dimenticheremo dei poveri e dei deboli, il cuore di ciascuno diventerà una Babele e sarà capace di compiere qualsiasi nefandezza. E anche la città diventerà simile a Babele, luogo di dispersione e di divisione, non città di pace e di solidarietà.
Dobbiamo spendere più energie e fantasia per far crescere una cultura dell’amore, per irrobustire una sensibilità solidale, per radicare nei cuori una prospettiva forte del bene comune. E’ su questa cultura che potremo edificare il futuro della città. Il Vangelo dell’amore che Valentino ha testimoniato sino alla morte è la linfa che deve riprendere a scorrere nelle vene di Terni: vinceremo gli egoismi, scacceremo le grettezze e sogneremo una città rinnovata.

Cari amici, San Valentino ci fa innamorare ancora una volta di Terni, ci scuote dal sonno dell’egocentrismo, ci libera dal torpore della mediocrità e ci fa sognare una Terni nuova e bella, generosa e senza confini,una Terni assieme umbra e universale. Lasciamoci guidare dal Vangelo, come fece San Valentino, e Terni splenderà come città dell’amore e città della pace.