Quattordicesima settimana del Tempo Ordinario – venerdi

Mt 10,16-23

     In quel tempo Gesù disse:”Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo”.

Gesù predice persecuzioni ai suoi apostoli. Perché i discepoli saranno oggetto di persecuzioni? La risposta è nella vita e nella testimonianza di tutti coloro che, nella storia della chiesa, hanno sofferto per l’annuncio del Vangelo. Tertulliano ricorda che “noi ci moltiplichiamo ogni volta che siamo mietuti da voi: il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani” (Apol 50,13). La vita secondo il Vangelo, quando è intensa e vigorosa, si carica di una potenza che destabilizza il mondo che, invece, è teso unicamente alla ricerca del proprio interesse e a rimanere nel peccato. Pur nell’umiltà e nella semplicità di “colombe”, i cristiani si oppongono, con le loro parole e la loro condotta, al mondo egoista e lo smascherano. Da qui nasce la persecuzione e la sofferenza, il tentativo di eliminare i veri testimoni della fede. Per noi che viviamo nel terzo millennio si tratta di imparare dal Vangelo a distinguere quando non sia più possibile arrivare a compromessi  con un mondo che intende soffocare la Parola di Dio mettendo a tacere chi la testimonia. Davanti a certe ingiustizie, allo scandalo della sofferenza del più debole, all’eliminazione della vita, alle ferite di un mondo sempre più diviso tra tanti poveri e pochi ricchi, il discepolo, anche sapendo di andare incontro ad opposizioni, non può tacere e non annunciare con la vita che è figlio di Dio e non di questo mondo. Siamo incoraggiati e consolati dalle parole di Gesù nel Vangelo di oggi: “chi persevererà sino alla fine sarà salvato”.