Papa: “morti mentre inseguivano la speranza di una vita migliore”. Mons. Paglia: “l’Occidente se ne frega”

Ci sono anche 4 bambini tra i 46 migranti trovati morti a bordo di un camion abbandonato a San Antonio, in Texas, e altri sono in condizioni critiche.
Un massacro frutto della disperazione e probabilmente del caldo torrido che si sta abbattendo sullo Stato del sud, dove da giorni le temperature superano i 39 gradi.

“Ho appreso con dolore le notizie delle tragedie dei migranti in Texas e Melilla. Preghiamo insieme per questi nostri fratelli morti mentre inseguivano la speranza di una vita migliore; e per noi, perché il Signore ci apra il cuore e queste disgrazie non accadano più”, ha scritto il Papa su Twitter.

La tragedia a Melilla, al confine tra Marocco e Spagna, “una carneficina”, a causa della calca seguita al tentativo da parte di circa 1500 migranti africani di entrare nell’enclave spagnola, almeno 23 persone sono morte schiacciate. Sulla reazione brutale di respingimento delle forze dell’ordine di Rabat si concentrano le polemiche e le proteste da parte del governo algerino nei confronti del Marocco, accusato di svolgere un ruolo di polizia a difesa delle frontiere dell’Unione europea. L’uso indiscriminato della forza viene condannato dalla Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea che in un comunicato chiede un’indagine indipendente e ribadisce la necessità di una gestione adeguata dei diritti dei migranti e dei rifugiati con l’identificazione dei richiedenti asilo legittimi.

“La guerra in Ucraina osserva mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della vita – è insensata e terribile e questo è sicuro. Ma è altrettanto sicuro che ci rende poco sensibili rispetto all’altra guerra che ogni giorno si combatte nel sud dell’Europa, nella cerniera con l’Africa. A volte si chiama Mediterraneo, oggi si chiama Melilla, il confine tra Marocco e Spagna, che diventa il confine tra schiavitù e libertà. I morti di questa guerra vengono relegati nelle pagine interne, o in un trafiletto. È sbagliato, è tragico, è infamante: si tratta di esseri umani, uccisi a causa della speranza, non “morti di speranza” in mare che è già gravissimo. No. Qui sono uccisi! La cronaca di quello che è accaduto venerdì scorso al confine tra Marocco e Spagna, nell’enclave di Melilla, è atroce: dicono i resoconti che almeno 37 persone sono morte venerdì in Marocco – ma il bilancio è destinato a salire – in un tentativo di ingresso di massa a Melilla. Secondo le autorità della città marocchina di Nador, alcuni sono morti per schiacciamento o soffocamento, intrappolati vicino al perimetro di confine e altri caduti dalla recinzione. 63 migranti sono rimasti feriti e 140 poliziotti marocchini hanno riportato ferite, in 5 casi gravi. Si tratta in ogni caso del primo ingresso massiccio a Melilla di emigranti irregolari da quando il governo spagnolo ha modificato a marzo la politica sul Sahara occidentale e ha apertamente favorito la proposta di autonomia per il territorio conteso, a scapito del referendum di autodeterminazione richiesto dal Fronte Polisario. Circa 500 persone sono riuscite ad avvicinarsi alla recinzione, delle oltre 1.500 (forse 1.700) che si erano avvicinate al perimetro dai dintorni durante la prima mattinata. In 133 hanno forzato la porta del valico di frontiera”.

“Oggi – continua Paglia – la guerra in Ucraina mangia tutte le pagine delle cronache, assorbe dibattiti televisivi sempre più uguali a loro stessi, non ci fa vedere cosa c’è al di là dell’Europa che abbiamo costruito e nella quale viviamo. Al di là dell’Europa c’è il mondo. Ed il resto del mondo guarda al continente europeo, guarda alla civiltà che abbiamo saputo esprimere nella storia, chiede aiuto. E noi europei di oggi, non siamo forse eredi di una civiltà e di una cultura greco-romana prima e cristiana poi, dal netto e deciso impulso universale? Chiesa cattolica non vuol dire forse universalità? Quella sétta cristiana di pochi ebrei non è diventata la Chiesa aperta a tutti i popoli, a tutte le culture, senza confini di nazioni?”.

Secondo l’arcivescovo Paglia, “non è possibile tollerare queste e altre morti. Sono nostri fratelli e sorelle uccisi a causa della loro speranza. È necessario cambiare la prospettiva con cui guardare agli eventi di oggi e chiederci come vogliamo il futuro. I conflitti devono terminare perché la sola idea che ci siano conflitti fa precipitare tutto il mondo in un baratro da ‘terza guerra mondiale a pezzi’, come giustamente dice Papa Francesco. E nessuno ne uscirà indenne. Smuoviamo le coscienze e scattiamo in avanti: Melilla, come l’Ucraina, come le guerre dimenticate e nascoste, devono raccontare – conclude mons. Paglia – la storia di un’umanità che dice basta ai conflitti ed alle violenze e dice sì all’umanità stessa”.

IL FARO DI ROMA