Messa pellegrinaggio a Lourdes – Natività di Giovanni Battista

Messa pellegrinaggio a Lourdes - Natività di Giovanni Battista

Oggi celebriamo la festa di S.Giovanni Battista. Egli ci viene incontro mentre iniziamo il secondo giorno del nostro pellegrinaggio, qui a Lourdes. E non è senza un particolare significato. Sapete, infatti, che l’evangelista Luca, all’inizio del suo Vangelo, lo pone accanto a Maria, e per un preciso motivo: ambedue hanno speso l’intera loro esistenza per far conoscere agli uomini e alle donne Gesù. Dopo aver incontrato Maria, ecco ora Giovanni Battista. La Chiesa, che è madre premurosa e buona, vuole in ogni modo che noi incontriamo Gesù. Sa bene, infatti, che senza di Lui tutta la nostra vita perde il suo senso. A che serve vivere senza Gesù? Possiamo avere tutta la salute che vogliamo, possiamo possedere tutto quello che vogliamo, ma senza Gesù non vale vivere. Maria ce lo dice con la sua stessa vita, sin dall’Immacolata Concezione. Essa fu concepita per accogliere e mostrare Gesù. Anche Giovanni venne concepito per preparare la strada in quel deserto che è spesso il nostro cuore perché potessimo accogliere il Signore. E’ bello celebrare la festa di San Giovanni Battista a Lourdes. La chiesa bizantina fa porre ai lati della porta centrale dell’iconostasi (la parete di icone che divide l’altare dalla navata centrale), appunto, Giovanni Battista e Maria che indicano la porta, ossia il Cristo. Se poniamo attenzione all’annuncio della nascita del Battista vediamo che Luca la narra come l’annuncio fatto a Maria. Anche per il Battista troviamo l’angelo Gabriele, il quale si reca, non a Nazaret, ma a Gerusalemme, nel tempio, e si presenta non ad una povera ed umile ragazza, ma al sacerdote incaricato del servizio liturgico. Al sacerdote Zaccaria, l’angelo Gabriele annuncia la nascita di un bambino nonostante la vecchiaia della moglie Elisabetta. L’angelo gli dice inoltre che dovrà chiamare quel figlio Giovanni, che significa “Dio è benevolo”. Questo bambino annuncerà, con il rigore e la forza dei profeti antichi, il Messia e, come Elia, dovrà ricondurre “ i ribelli alla sapienza dei giusti per preparare al Signore un popolo ben disposto”. Si compirà così la profezia di Malachia sull’avvicinarsi del grande giorno del Signore. Egli è il profeta definitivo: “Tu bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo…Giovanni un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta”. Giovanni Battista porta a compimento tutta la vicenda dell’Antico Testamento. Egli è l’ultimo degli antichi profeti e il primo del nuovo regno. Ricolmo dello Spirito Santo sin dal grembo di sua madre, Giovanni, vive per indicare al mondo Gesù. Ma torniamo a Zaccaria. Di fronte all’angelo che annuncia questa notizia lieta e sorprendente, egli dubita, non crede alle parole dell’angelo, come invece fece Maria. Zaccaria non crede che Dio possa fare quel che è impossibile agli uomini. Ma questa sua incredulità lo porta ad essere muto. Senza credere alla parola di Dio diventiamo tutti come muti. Muti non di suoni; muti di parole buone, belle e piene di speranza. Senza il Vangelo tutti restiamo come condannati a restare come siamo, tristi e senza nessuna speranza. Quel legame che c’è a livello fisico tra sordità e mutismo, si ripropone egualmente nel campo della fede. Se non si ascolta la parola di Dio, non ci sono parole per la vita, non ci sono parole per il futuro. Oggi il Battista ci ricorda la forza della parola di Dio. Se ascoltiamo il Vangelo, la nostra vita, tanto spesso sterile come quella di Elisabetta, torna a generare cose nuove, torna a dare frutti di speranza. Sì, noi anziani, noi malati, noi poveracci, che agli occhi del mondo non contiamo nulla, se ascoltiamo il Vangelo saremo capaci di fare cose nuove e belle, cose significative ed utili. Molti potranno anche meravigliarsi. Ma lo sapete bene che nulla è impossibile a Dio. E noi siamo qui non per le cose normali, noi siamo qui per l’impossibile. Basta che accogliamo il Vangelo.