5 gennaio

Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino.

Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli risponde: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». S’informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio in quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.

L’incontro con Gesù, che abbiamo visitato appena nato pochi giorni or sono, non limita né restringe o impoverisce la vita di chi si avvicina a lui. Semmai apre ancor più gli occhi e il cuore. Insomma, fa uscire dal provincialismo e dalle grettezze che ci avvolgono per inserirci in un orizzonte infinitamente più grande di noi. Inizia qui la storia della singolare fraternità che si è creata attorno a Gesù e che ancora oggi continua nel mondo. Andrea, uno dei due che avevano incontrato Gesù, vede suo fratello Simone e lo conduce dal nuovo maestro. È poi la volta di Filippo, il quale, a sua volta, racconta a Natanaele la bellezza dell’incontro fatto. L’onestà di Natanaele, lodata anche da Gesù, non basta a salvarlo. Solo l’incontro con il profeta di Nazareth (anche se si pensa che da Nazareth non possa venire nulla di buono) illumina il cuore di quel giusto che si sente conosciuto così profondamente. Gesù gli promette che vedrà cose ben maggiori di quelle che ha appena viste. È l’ambizione di questo singolare maestro su quel piccolo gruppo di seguaci. Forse loro neppure se ne rendono conto. Ma il Signore affida a loro la sua stessa missione. Per questo, più avanti, dirà a Pietro e a tutti i discepoli che lo seguono che riceveranno cento volte tanto rispetto a quello che ha lasciato.