“I cattolici rischiano di diventare new age”

Intervista con il Corriere della sera

IL DIBATTITO SULLA FEDE / Il vescovo Paglia replica alla ricerca del Mulino

“Bisogna riscoprire il primato della parola di Dio e tornare alla Bibbia”

di Lorenzo Salvia 

ROMA – “Se non credessi alla Resurrezione della carne, vana sarebbe la mia fede”. Monsignor Vincenzo Paglia – vescovo di Terni, e tra i nomi più conosciuti della Comunità di Sant’ Egidio – sceglie le parole di San Paolo per commentare la ricerca del Mulino sui cattolici italiani, anticipata dal Corriere.

Secondo il 17% degli intervistati la morte è la fine di tutto. Il 40% dice che per l’ aldilà crede in “qualcosa ma non sa esattamente cosa”. Mentre solo un altro 17% è convinto che ci siano inferno e paradiso.

“Non c’ è dubbio: l’attutimento di una visione della vita che continua nell’ aldilà colpisce il Cristianesimo al cuore. Dobbiamo sempre tenerlo a mente: è la Resurrezione della carne a salvare la storia, l’ individuo e l’amore. Questo è l’ elemento centrale del messaggio di Cristo”.

Per Massimo Cacciari la responsabilità è anche della Chiesa che ha cercato di adattarsi alla modernità perdendo di vista le sue radici.

“In parte è vero. Nelle prediche si parla poco di questi aspetti perché si preferisce discutere temi più semplici, giudicati più vicini alla gente. A volte siamo andati dietro ai cambiamenti sociali, tralasciando il primato della parola di Dio che deve tornare ad egemonizzare la vita del credente in tutti i suoi aspetti. Ma c’ è anche un altro punto da tener presente”.

Quale? 

“E’ l’ uomo moderno stesso a voler oscurare i temi dell’ aldilà e della morte: sono questioni difficili, fanno paura. Si preferisce guardare altrove”.

Cosa può fare la Chiesa per cambiare tutto questo?

“Rimettere la Bibbia nelle mani dei credenti. Perché torni ad essere l’ ispirazione dei nostri comportamenti, perché rafforzi i sogni e le utopie. Faccio un esempio: la domenica. Ormai la consideriamo solo una fuga concessa con generosità dal datore di lavoro. E invece deve essere il giorno in cui uomini e donne, grandi e piccoli, sani e malati si incontrano davanti al Signore e fanno festa. Deve tornare ad essere uno spicchio di paradiso in Terra. Altrimenti il Cristianesimo rischia di diventare una sorta di vaga new age, incapace di incidere sulla storia, incapace di sentire il dramma del paradiso e dell’ inferno. Faccio un altro esempio”.

Prego.

“C’è addirittura chi accusa velatamente la Chiesa di essere troppo impegnata sul tema della carità, quasi fosse diventata un ente di assistenza. Il problema è un altro: dobbiamo riempire questa attività del messaggio evangelico. Il credente non fa l’ assistente sociale che si china sul bisognoso. Per il credente, quel povero è molto di più: suo fratello. Il paradiso e la Resurrezione cominciano proprio qui”.

Cambiamo tema. Secondo la stessa ricerca un quarto dei cattolici è convinto che nelle altre religioni ci siano elementi di verità. Cosa ne pensa?

“E’ un bel ritorno alle origini. Ricordiamo le parole di Cristo: “”Chi non è contro di noi è per noi””. Naturalmente a patto che non si scivoli nel relativismo religioso, per cui tutte le confessioni sono uguali. La vera religione è il Cristianesimo, perché abbiamo il Verbo e la parola di Dio. Ma questa affermazione, salda e forte, non vuol dire che le altre confessioni siano totalmente false. Sono comunque dei tentativi per cercare il Signore: in esse c’ è di sicuro la scintilla di Dio. Ed è proprio questo a rendere doveroso il dialogo tra i credenti di fedi diverse”.

Ultimo punto, la partecipazione alla Messa. Ci vanno più i laureati che i diplomati.

“Mi sorprende ma fino a un certo punto. La vecchia guerra tra scienza e fede è in via di superamento. Un tempo si diceva che il medico del paese era ateo perché quando apriva il corpo del paziente non trovava l’ anima. Oggi le cose non stanno più così. Chi incontra la Bibbia è spinto a riflettere, ad approfondire. E in questo la cultura è di grande aiuto. Del resto siamo davanti al fallimento del totalitarismo della ragione. Anch’ essa è debole di fronte alla realtà. E la fede è necessaria una volta di più”.

dal Corriere della sera del 12 ottobre 2003