Epifania a Narni

Epifania a Narni

EPIFANIA DEL SIGNORE

 


Abbiamo ascoltato l’annuncio della data della Pasqua, centro della vita cristiana. E’ la buona notizia di cui il mondo intero ha bisogno e che la Chiesa subito ci fa ascoltare. Noi, infatti, non siamo al buio e neppure schiavi di un tempo che scorre indipendentemente da noi. Il Signore ha vinto il male e la morte. E lui è la nostra luce, la luce che ci guiderà anche in questo anno che si apre.


La liturgia di oggi celebra la festa dell’Epifania, e vuole in certo modo chiudere il Giubileo in questa cattedrale. Domani pomeriggio ci troveremo tutti assieme nel duomo di Terni, ogni parrocchia della diocesi sarà presente anche con la croce, per porre termine alle celebrazioni giubilari diocesane. Si chiude pertanto l’anno cronologico del Giubileo, non si chiude però l’anno di grazia che Gesù ha inaugurato con la sua nascita. E un anno possiamo chiamarlo di grazia quando si sente risuonare l’annuncio della salvezza, l’annuncio della liberazione, il Vangelo, appunto. Infatti, il Vangelo è stato annunciato sin da Betlemme. Furono i pastori i primi a parlare di Gesù; poi vennero i magi. Oggi, all’ultima ora, noi dobbiamo essere coloro che vedono Gesù e ne parlano a coloro che incontrano. Sono passati duemila anni da quella nascita e non possiamo non chiederci che ne abbiamo fatto del Vangelo, come lo abbiamo annunciato e quanto lo abbiamo messo in pratica.


Il Vangelo è la vera stella che guida il cammino degli uomini. E ogni volta che l’abbiamo dimenticato siamo rimasti al buio. Il secolo passato ogni volta che lo ha dimenticato ha creato tragedie immani. Questa santa liturgia dell’Epifania viene a mostrarci, ancora una volta, la stella del Vangelo. Ed è una stella per tutti. Non è la piccola luce della propria stanza: è una stella del cielo che indica la via a tutti. C’è come un’ansia di universalità e assieme di urgenza che percorre questa festa dell’Epifania, ossia della manifestazione del Signore. E’ l’ansia della Chiesa che i popoli e le nazioni della terra non debbano aspettare ancora troppo tempo per incontrare Gesù. Potremmo dire che Egli è appena nato, non sa ancora parlare, eppure tutti i popoli possono già incontrarlo, vederlo e accoglierlo, come fecero i magi. Tanti aspettano il Vangelo. A noi è stato donato, tanto da poter dire con i magi: “Abbiamo visto sorgere la sua stella”, abbiamo ricevuto e aperto il Vangelo. Non perdiamolo di vista, continuiamo a leggerlo e a parlarne e anche noi “proveremo una grandissima gioia”, come nota l’evangelista. Sì, leggiamo il Vangelo e troveremo sollievo nel sentirci guidati e non abbandonati a noi stessi e al nostro destino.


Oggi ripartiremo, come i magi, per un nuovo anno che il Signore ci dona. Al termine della liturgia sarà letta la mia lettera sugli impegni che assieme prendiamo a partire da questo momento. Scrive Matteo che i magi fecero ritorno al loro paese, per un’altra strada. Non possiamo percorrere la strada di sempre. C’è bisogno di maggior amore, di maggiore amicizia, di maggiore impegno per portare Gesù nel nuovo secolo. I magi sono accanto a noi, forse un poco più avanti, per aiutarci ad alzare lo sguardo da noi stessi e a dirigerlo verso il Vangelo, la stella che guida il nostro cammino verso l’amore e la pace. Beati noi, se con i pastori e con i magi, ci facciamo pellegrini verso quel bambino e con affetto ci prendiamo cura di lui. In verità, sarà lui a prendersi cura di noi.