Alfie, speriamo possa riprendere dialogo

“Siamo arrivati ad un punto – sottolinea – in cui tutte le contraddizioni sono esplose. E peggio di cosi non si poteva fare: interventi della polizia, tentativi di aggressione… La cosa che a mio avviso bisogna ancora fare è ritrovare una alleanza d’amore tra tutti coloro che sono in qualche modo partecipi di questa situazione. Certamente spetta ai medici redigere diagnosi e prognosi, ma non si può dimenticare che altrettanto importante è la partecipazione dei genitori, visto che il piccolo Alfie non può esprimere il suo parere”.

“La vita – prosegue monsignor Paglia – non è solo una questione di medicina, non è solo un dato biologico: la vita è piena di affetti di relazioni. In questo senso non c’è ‘separazione’ tra i genitori e il piccolo Alfie. Loro, che hanno dato la vita a questo bambino, come possono prendere parte alla sua morte?”. Allora “è da augurarsi ogni sforzo possibile, per tutto il tempo possibile, perché si arrivi ad una condivisione di giudizio tesa al bene del ambino, del malato”.

Il fatto che il governo italiano abbia offerto la cittadinanza al piccolo paziente “mostra l’utilità di una condivisione più ampia e io mi augurerei ad esempio che cresca la condivisione tra i medici e gli ospedali e che magari si infittisca la relazionalità tra loro ancora prima di giungere ai limiti estremi ai quali siamo giunti” con questo caso.   “Ecco perché – conclude il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, la massima istituzione vaticana in materia – sono convinto che bisogna uscire da un clima di Conflitto ideologico anche perché ogni caso ha componenti sue particolarissime che non possono essere sbattute in faccia, senza una attenzione, senza riservatezza o anche delicatezza. Per tutte queste ragioni mi auguro che sia possibile ancora riprendere un dialogo”.

(ANSA)