Accolitato a Marco Crocioni

Accolitato a Marco Crocioni

La Chiesa fa oggi memoria di tutti i santi, di tutti coloro cioè che hanno lasciato questo mondo e sono ora nel cuore di Dio. E’ una festa che apre davanti ai nostri occhi il futuro della nostra vita e della storia umana. Qual è il senso della vita, della nostra vita? O anche, dove andiamo? Qual è il fine della storia? Le risposte a queste domande sono tante e le più diverse. Ciascuno si propone un obiettivo e cerca di raggiungerlo, con maggiore o minore tenacia. Chi punta sul lavoro, chi sulla famiglia, chi sul successo, chi sul denaro, chi sulla carriera. Eppure una sola cosa è davvero seria: la santità. Care sorelle e cari fratelli il senso della vita è diventare santi, e la storia ha un senso solo nella santità. La festa di oggi vuol dirci esattamente questo. La Parola di Dio, con il brano dell’Apocalisse, ci fa vedere il futuro della storia. Scrive Giovanni: “apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti all’agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani”. Queste parole aprono, almeno un poco, il velo del futuro, e ci fanno intravedere un immenso affresco di uomini e di donne appartenenti al mondo intero che vivono davanti al trono di Dio. E chi sono? Sono i “figli di Dio”, i membri della grande famiglia del Signore. Sono i santi. E sono santi perché sono figli, non perché eroi particolari che si staccano dalla massa. No, sono santi perché hanno accolto la chiamata a diventare membri della famiglia del Signore. Non sono necessariamente persone “importanti” e valorose. Certo ce n’è qualcuno tra loro. Ma la maggior parte di loro è gente semplice, gente comune, gente ordinaria. E la Chiesa vuole oggi ricordarli tutti assieme. In comune non hanno la lingua, non hanno la cultura, e neppure la patria. In comune hanno solo la figliolanza dell’unico Padre, il Signore. E Giovanni, nella sua prima lettera che abbiamo ascoltato, dice: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!.. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato”. Sì, noi siamo fin da ora realmente figli di Dio. Quel che saremo ci sarà rivelato, scrive l’apostolo. Ebbene, oggi, la Chiesa, come per farci gustare almeno un poco il futuro, con questa festa ci apre uno spiraglio di quel che saremo. Ma una cosa resta fondamentale per sempre, per oggi e per domani: essere figli di Dio. Come lo si diventa? Non per generazione naturale, non per tradizione, non per sangue o per cultura. Ma solo perché si accoglie la Parola di Dio nel proprio cuore. Lo dice l’apostolo Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio, i quali non da sangue, né da carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”(Gv 1,12-13). Diventiamo figli quando accogliamo la Parola del Signore, quando apriamo il cuore al Vangelo. Il Vangelo infatti fa rinascere, dona una vita nuova; fa divenire, appunto, figli di Dio. Ecco perché tutti abbiamo bisogno del Battesimo. Non basta nascere in una famiglia cristiana, non basta nascere in un paese cristiano. C’è bisogno di affidarsi a Dio, c’è bisogno di accogliere la sua parola. La santità, pertanto, come la figliolanza, iniziano nel momento in cui apri le orecchie e il cuore a Gesù che ti parla. Ed è in questa vita terrena che noi ascoltiamo la Parola di Dio. E l’ascoltiamo soprattutto durante la Liturgia Eucaristica. Sì, noi iniziamo ad essere santi di qui, dalla Santa Messa. Qui, a Messa, veniamo “separati” (e santo, come voi sapete, significa appunto “separato”) dal mondo e dalla sua tristezza. Qui, non siamo più figli di noi stessi, delle nostre abitudini, delle nostre convinzioni, ma del Vangelo e, quindi, di Dio. Qui, non ci nutriamo più del pane della violenza e del vino dell’egocentrismo ubriacatore, ma solo del pane della vita e del calice della salvezza. Il Vangelo e l’Eucarestia ci fanno rinascere ad una vita nuova. Il Vangelo e l’Eucarestia sono i due pilastri della santità.


 


Caro Marco, tu oggi ricevi il ministero dell’accolitato, che ti avvicina all’altare per servire i Santi Misteri. Ed è per te è una significativa tappa verso il sacerdozio. Ricevere l’accolitato in questa festa è un’occasione ancor più evidente perché tu metta tutta la tua vita al servizio del Signore. E’ su questa via che potrai crescere in sapienza e in grazia. Ricordati di concepire la tua vita a partire dall’altare. Non è un merito stare accanto all’altare, è un servizio. Non sei chiamato a pensare a te, ma al Signore e a tutti coloro a cui dovrai portarlo. Allontana da te ogni protagonismo, ogni orgoglio, ogni tradimento, e servi il Signore e tutti coloro che a Lui ricorrono. Se ti lasci coinvolgere dall’altare diventerai santo; se ci lasceremo anche noi coinvolgere dall’altare diventeremo santi. E potremo sorregge il mondo. La santità, infatti, è l’energia che può cambiare il mondo facendolo divenire più umano, più pacifico, più giusto.


 


Il mondo ha bisogno di uomini e di donne che mettano in pratica le beatitudini. E’ questo il compito che il Signore ci affida. Essere felici, beati secondo il Vangelo. E non è una via straordinaria, buona per tempi difficili e per persone speciali. La santità è il cammino quotidiano di uomini e di donne che ascoltano il Vangelo, lo custodiscono nel cuore e cercano di metterlo in pratica. Non è santo chi non pecca mai. Non è santo chi si crede giusto, anzi! E’ santo invece il mendicante di amore, il cercatore di misericordia, l’affamato del Vangelo, l’umile operaio della solidarietà e della pace, il peccatore che si inginocchia davanti al Signore e piange per il suo peccato.