XXII Settimana del Tempo Ordinario – venerdì

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

Talora siamo alla ricerca di regole e disposizioni da seguire, magari anche severe, che ci sollevino però dalla responsabilità di comprendere ciò che il Signore ci chiede. È così che i farisei lodano i discepoli del Battista, i quali digiunano e recitano preghiere, mentre condannano i discepoli di Gesù che invece fanno festa, anche fuori tempo. Ma è la festa di coloro che hanno trovato il salvatore della propria vita; una festa che il Vangelo paragona a una celebrazione di nozze, tanto è bella. Ovviamente, anche i discepoli di Gesù devono digiunare. Devono farlo dal proprio egoismo, dalle proprie chiusure, dalla propria autosufficienza, dal proprio provincialismo, per scoprirsi figli di un Dio che chiamano “Padre nostro”. Essi, infatti, fanno parte di una nuova famiglia fatta non dei vincoli della carne, che restringono, ma di quelli spirituali che allargano il cuore. I discepoli indossano un vestito interiore tutto nuovo, appunto quello di figli di Dio, e il loro cuore è come quegli otri nuovi riempiti sino all’orlo del nuovo vino che è l’amore del Signore.