Legno e lamiera del Mozambico, il pastorale del cardinale Zuppi

Un pastorale fatto di legno e lamiera. È il dono che la Comunità di Sant’Egidio ha fatto al “suo” cardinale, l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, sabato scorso, nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, dove è stato accolto dai numerosi fedeli e ha celebrato la sua prima Messa da cardinale. Zuppi è stato parroco dal 2000 al 2010 della chiesa dedicata alla Vergine che è il cuore di Trastevere e storica sede di Sant’Egidio. Erano presenti i poveri del quartiere, i rappresentanti del movimento degli “Amici”, i disabili. E poi chi ha lavorato con lui in parrocchia, a Trastevere e a Torre Angela, nonché a Bologna, la Chiesa di cui oggi è pastore. Una Messa scandita dagli applausi della piazza, gremita, dai canti e dagli striscioni che hanno “colorato” una liturgia davvero speciale.

Don Matteo, come lo chiamano tutti, è giunto a Trastevere direttamente da San Pietro. Nel pomeriggio si era svolto il concistoro in cui era stato creato cardinale e gli era stato attribuito il “titolo” di Sant’Egidio, una novità assoluta. Dopo che papa Francesco gli aveva imposto la berretta e consegnato l’anello c’era stato spazio per le cosiddette “visite di calore” ai neocardinali nell’aula Paolo VI. Il significato del dono è stato spiegato da monsignor Vincenzo Paglia, suo predecessore come parroco a Santa Maria e attuale presidente della Pontifica Accademia per la Vita: «Si tratta di un pastorale fatto di legno e lamiera», ha spiegato, «del legno e delle lamiere di Beira, la città del Mozambico segnata alcuni mesi fa dalla tragedia del ciclone Idai». Il pastorale, si legge in una nota della Comunità di Sant’Egidio, «ricorderà a Zuppi il paese cui la sua storia è tanto legata, in questa nuova stagione della vita in cui è chiamato a testimoniare “senza confini l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra, secondo il mandato affidato dal Papa ai cardinali eletti nell’Angelus del 1° settembre».

LA PORPORA DEVE AVVICINARE AI CROCIFISSI NEL MONDO

Nell’omelia, il cardinale Zuppi è partito dal «legame che ci unisce tutti, l’amicizia», dai tanti incontri che ha vissuto negli anni, dai tanti fili di cui un cammino plurale è stato intessuto: «Oggi possiamo vedere la gioia di essere tanti pezzi della vita, di questo “noi” che è la comunione. La comunione valorizza tutti e tutti fa crescere. E Gesù unisce ognuno in un “insieme”. Oggi la gioia nasce dall’essere una Chiesa-comunità, dove nessuno è estraneo e tutti sono importanti».

Inoltre, Zuppi ha offerto una riflessione sulla porpora: «Compare due volte nei Vangeli. C’è quella del ricco epulone e quella del Signore schernito, nella Passione. La porpora che va vissuta è quella che avvicina ai tanti crocifissi nel mondo, per essere “principi” nell’amicizia”, per essere, come ha detto papa Francesco nell’omelia del concistoro, “uomini della compassione”, uomini che condividono con tutti “quell’amore che ci è stato affidato da Gesù». Alla fine, don Matteo ha saluto il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, il presidente Marco Impagliazzo e monsignor Vincenzo Paglia.

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