XXXII Settimana del Tempo Ordinario – mercoledi

Lc 17,11-19

[11]Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. [12]Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, [13]alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». [14]Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. [15]Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; [16]e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. [17]Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? [18]Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: [19]«Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».

Di nuovo l’evangelista richiama il viaggio verso Gerusalemme per mostrare il clima nuovo che nasce tra la gente quando passa il Signore. Mentre Gesù sta per entrare in un villaggio gli vengono incontro dieci lebbrosi. È la seconda volta che Luca narra la guarigione dalla lebbra (la prima è in Lc 5, 12-14). Questa volta, a differenza della precedente, i lebbrosi si fermano a distanza e gridano il loro bisogno di guarigione. È il grido che sale da tante terre, anche lontane, per invocare aiuto e sostegno. Gesù li ascolta e li manda a presentarsi ai sacerdoti. Durante il tragitto tutti e dieci sono guariti dalla lebbra. Ma uno solo torna indietro a ringraziare il Signore, ed è un samaritano, uno straniero. Gli altri nove sono stati guariti nel corpo, ma il loro cuore è ancora malato. La guarigione piena la trova quel samaritano, il quale tornando da Gesù e mostrando la sua riconoscenza non vuole allontanarsi dalla fonte della salvezza. E diviene esempio anche per i discepoli perché ogni giorno tornino ai piedi del Signore per ringraziarlo dei suoi doni.