XXIV Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita. Saluto iniziale

Eminenze, Eccellenze, Illustri professori, cari amici,

con grande gioia vi do il benvenuto oggi in Vaticano e vi ringrazio per la vostra presenza che mostra il vostro attaccamento a questa nostra Accademia e ai compiti che essa svolge nella Chiesa e nel mondo. I mesi intercorsi tra l’Assemblea del 2017 e quella che oggi – la XXIV edizione – inauguriamo sono stati particolarmente densi per tutti noi e per l’Accademia intera.

Una grande responsabilità

Ci è stata data una grande ed entusiasmante responsabilità che chiede il nostro fattivo impegno di donne e uomini di scienza, di cultura, di Chiesa. La specificazione di essere “per la Vita” ci pone a servizio delle vite degli uomini e delle donne del nostro tempo e nessuna di queste vite, a partire da quelle dei più poveri e indifesi, può essere perduta, scartata, sprecata.

Perché questo servizio sia efficace e concreto, dobbiamo misurarci con temi che chiedono una profonda comprensione scientifica e una grande sapienza dell’umano: giova poco conoscere nei minimi dettagli ogni aspetto degli organismi viventi senza comprendere il senso stesso della vita e dell’esistenza umana.

Negli ultimi mesi l’Accademia ha posto l’accento su alcuni di questi temi gravi e urgenti, come l’influsso della tecnica nella diverse età della vita delle persone (era il tema della scorsa Assemblea i cui Atti, preziosi, avete trovato in cartelletta), come pure le complesse e spesso dolorose questioni connesse ai momenti finali dell’esistenza umana, le frontiere della genetica, delle neuroscienze, delle intelligenze artificiali e della robotica. La stretta e ineludibile connessione tra le questioni dell’etica della vita umana e il contesto sociale ed economico disegnato da una globalizzazione tanto promettente quanto apparentemente ingovernabile, è l’orizzonte che sarà scandagliato nel Workshop di oggi e di domani. La lista, pur essendo lunga, coglie solo una parte delle grandi questioni che abbiamo davanti e con le quali dobbiamo confrontarci. La nostra Accademia, attraverso il lavoro di ognuno e il servizio di tutti, deve offrire una ricollocazione della questione della vita degli uomini capace, se non di ridirne il senso complessivo, almeno di fare riemergere la domanda, di lasciare trasparire la questione umana che ogni abitante di questa terra, con la sua vita concreta, pone inesorabilmente. Lo dobbiamo a tutti, nessuno escluso, e soprattutto a coloro che vivono sfigurati dalla malattia, dalla povertà, da un’ingiustizia insopportabile.

Il Papa ci ha richiamati a questa responsabilità nell’orizzonte della più vasta missione della Chiesa perché la Buona Notizia di quella Vita “che è la luce degli uomini e che le tenebre non hanno vinto” (cf Gv 1,4-5), possa giungere ovunque nel mondo. Papa Francesco, che questa mattina ascolteremo, più volte ha sottolineato che l’annuncio evangelico è sterile quando si limita a un riproposizione fredda della dottrina:

Non si deve pensare che l’annuncio evangelico sia da trasmettere sempre con determinate formule stabilite, o con parole precise che esprimano un contenuto assolutamente invariabile. […] Ciò a cui si deve tendere, in definitiva, è che la predicazione del Vangelo, espressa con categorie proprie della cultura in cui è annunciato, provochi una nuova sintesi con tale cultura. Benché questi processi siano sempre lenti, a volte la paura ci paralizza troppo. Se consentiamo ai dubbi e ai timori di soffocare qualsiasi audacia, può accadere che, al posto di essere creativi, semplicemente noi restiamo comodi senza provocare alcun avanzamento e, in tal caso, non saremo partecipi di processi storici con la nostra cooperazione, ma semplicemente spettatori di una sterile stagnazione della Chiesa.” (EG 129)

La nostra Pontificia Accademia è chiamata ad essere uno di quei luoghi ove il dialogo con la scienza e le culture contemporanee deve produrre frutti preziosi. Riprendendo la parabola evangelica dei talenti, vorrei somigliare la nostra Accademia a quei talenti che il Papa ci ha affidato perché li facciamo fruttare, perché possiamo moltiplicarli. E la via è quella di “abitare” le culture contemporanee, di confrontarci con tutti, di frequentare gli ambiti della scienza e del sapere. Non possiamo essere come quel servo che mette sotto terra il talento, per paura, per pigrizia, per indifferenza. Sarebbe grave. Non parlo semplicemente dei talenti affidati a ciascuno di noi. Qui intendo quel talento unico che è la nostra Accademia, con tutti i suoi membri, ordinari, corrispondenti e i giovani ricercatori, appartenenti alla Chiesa Cattolica e alla altre confessioni cristiane, alle altre religioni e ai non credenti. Tutti uniti nel trafficare quel talento che è la nostra Accademia perché la Vita sia custodita, difesa e promossa, ovunque.

Gratitudine e stupore

Cari Amici, apriamo quest’oggi la nostra Assemblea con gratitudine ed anche con stupore.

Le grandi questioni che ci hanno occupato in questi mesi hanno generato una sorprendente trama di relazioni e collaborazioni che – debbo confidare – all’inizio del mio mandato non avrei immaginato così ampia. In questi pochi mesi, l’Accademia ha collaborato insieme alla Worl Medical Association e a numerose associazioni mediche cattoliche e non, in India, Australia, Stati Uniti, Italia; abbiamo firmato rapporti di collaborazione formale con la Georgetown University di Washington, con la Università Cattolica di Milano, con la UCAM di Murcia, con il Methodist Research Center di Houston, con la Catholic Health Association of India; abbiamo lavorato fianco a fianco con i vescovi francesi in occasione degli stati generali sulla bioetica di quel paese; ci siamo confrontati con diverse ONG accreditate presso le Nazioni Unite.

Il dialogo franco e sincero che caratterizza, a ogni livello, una Chiesa in uscita, porta frutti sorprendenti.

Per questo oggi voglio ringraziare tutti voi. Quello che ho cercato di riassumere in poche righe è frutto del vostro lavoro, personale e di tanti collaboratori che vi affiancano quotidianamente: ringraziateli a nome mio, a nome del Papa. È frutto anche dello staff dell’ufficio centrale dell’Accademia che ha affrontato con passione e solerzia questa nuova stagione lavorativa, faticosa ed entusiasmante. Un grazie particolare a Mons Renzo Pegoraro, il nostro Cancelliere, recentemente riconfermato in questa carica per il prossimo quinquennio.

Il nuovo Yearbook, volutamente rinnovato e colorato, che abbiamo realizzato per questa Assemblea, raccoglie i nomi e i volti di noi tutti, manifesta il nostro non tirarci indietro, il nostro metterci la faccia, il nostro spenderci per la vita degli uomini, nessuno escluso.

Grazie.