XVII Settimana del Tempo Ordinario – venerdì

[54]e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? [55]Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? [56]E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». [57]E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». [58]E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

Gesù torna in “patria”. Lo ammirano tutti, ma non lasciano che la sua parola giunga sino al loro cuore. E’ ben conosciuto, sanno chi è, fa parte del loro gruppo, come può avere autorità sulla loro vita? Il problema non è ammirare Gesù ma accoglierlo come maestro e Signore della propria vita. I concittadini di Nazareth non vedono in lui il Figlio di Dio, colui che può salvarli. È la condizione nella quale possono cadere tutti coloro che pensano di conoscere già il Signore. Costoro pensano di non aver più bisogno di ascoltare il Vangelo, e tanto meno di dover cambiare la propria vita. E’ la tentazione di tanti cristiani: sentirsi già, e per diritto di nascita, “concittadini” di Gesù. E così i credenti diventano come quegli abitanti di Nazareth. E Gesù può ancora ripetere, amaramente: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E triste è la conclusione dell’evangelista: “Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità”. Matteo non dice: Gesù non volle; ma: non fece miracoli perché non c’era fede. Senza la fede, anche Dio è come bloccato.