Venerdi dopo le ceneri

Matteo (9,14-15)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

I discepoli di Giovanni, che conducevano una vita più austera rispetto a quella dei discepoli di Gesù, chiedono il perché di tutto questo. In effetti Gesù dovunque passava creava un clima di festa e di speranza piuttosto che di penitenza, ed erano soprattutto i poveri, i malati, i peccatori che facevano festa attorno a lui. Gesù infatti era come il liberatore, colui che sollevava i pesi posti sulle spalle di tanti deboli e di tanti malati e tutti sapevano che potevano andare intorno a lui senza essere allontanati, anzi, venivano accolti e guariti. Ecco, questo è il senso della festa che si creava attorno a Gesù, una festa analoga a quella che si faceva nelle nozze per la venuta dello sposo. Gesù è venuto in mezzo ai poveri e ai deboli per instaurare il regno dell’amore e della pace. Questo non avviene in maniera scontata e naturale, c’è bisogno di lottare contro il male, contro gli egosimi, contro le nostre ristrettezze, contro le nostre avarizie e per di più ci saranno oppositori che cercheranno in ogni modo di accusare e di frenare l’annuncio del Vangelo, ma è necessario ora vestirsi a festa e bere il vino della misericordia per renderci tutti più forti e felici quando verranno i momenti più difficili del ripiegamento su sé stessi e nella risposta da dare a chi vuole bloccare l’annuncio e la comunicazione del Vangelo.