Tutti i muri abbattuti da Giovanni Paolo II

Ho avuto la grazia e la gioia di conoscere Giovanni Paolo II sin dai suoi primi giorni di pontificato. Immediatamente mi è apparso il suo spessore religioso anzi mistico. E penso che sia proprio questa la chiave per comprendere la forza straordinaria di questo Papa. Sono convinto che la sua forza risiedeva, appunto nella sua dimensione interiore, nel suo rapporto con Dio. Ed è questa dimensione religiosa che lo faceva entrare in un singolare sintonia anche con l’uomo, con l’umanità intera. Questa ragione lo spingeva a lottare contro tutto ciò che opprime l’uomo. E lo ha fatto sin da giovane e poi da vescovo e da cardinale in Polonia, contro quei regimi che negavano la libertà, come il comunismo e il nazismo. Salito al soglio di Pietro, non poteva ovviamente, dimenticare la condizione drammatica dei Paesi dell’Est. E ha continuato con maggior forza a difendere la libertà e i diritti dell’uomo in ogni parte del mondo.

Lo spirito di Assisi

Ricordo ancora quando nell’estate del 1985 lo incontrai e mi disse “L’anno prossimo sarà l’anno delle Nazioni Unite per la Pace” – c’era ancora il muro e il mondo era diviso in due ed era forte il rischio della guerra nucleare – “Bisogna fare qualcosa” e aggiunse “visto che gli uomini politici non sanno portare la pace potremmo chiamare gli uomini di fede per una grande preghiera”. Ricordo ancora il suo primo incontro con un dignitario musulmano, il Gran Muftì della Siria. Nel corso del colloquio il Papa gli chiese il parere su questa preghiera della Pace. La risposta fu affermativa. Da lì partì il cammino che portò alla preghiera di Assisi. E fu Giovanni Paolo II a scegliere Assisi come sede dell’incontro.

E’ ormai comune tra i rappresentanti delle grandi religioni mondiali parlare dello “Spirito di Assisi” per intendere un rapporto pacifico e dialogico tra le diverse religioni. Lo “Spirito di Assisi” è il paradigma opposto al “conflitto tra le civiltà”. Giovanni Paolo II con gesti come quello di Assisi è diventato il leader spirituale del mondo. E’ in questo senso che ha fatto crollare molti muri di divisione. E non per questo ha attutito l’identità cristiana. Anzi il Papa ha potuto radunare ad Assisi i capi religiosi proprio perché aveva una fortissima identità cristiana. Insomma è stato tanto simile a San Francesco, che andando a parlare con il Sultano, non attutì il suo spirito cristiano, ma anzi lo esaltò. Giovanni Paolo II ci ha insegnato la grande cultura di pace, che è quella di non avere nemici e soprattutto di sperare per la crescita della convivenza tra popoli diversi. E’ un’utopia? Purtroppo il mondo in cui viviamo è pieno di drammi perché ci sono troppi realisti e troppo pochi che sognano un mondo di pace, un futuro di uguaglianza, di solidarietà e di benessere per tutti.

La Chiesa nel Terzo millennio

E’ vero poi  anche, come ha detto una volta Navarro Valls, che Giovanni Paolo II è stato capace di portare nella Chiesa la modernità. La scienza, la tecnica e un certo pensiero comune affermavano che con lo sviluppo dell’economia e della scienza il cristianesimo sarebbe pian piano scomparso. Giovanni Paolo II ha ridato dignità (e anche orgoglio) ai credenti perché ha saputo riportare sulla scena internazionale la forza della fede. Quel grido, appena eletto, a Piazza San Pietro ‘Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo’ risuona ancora oggi.

Il rapporto con i giovani

Il rapporto tra il Papa e i giovani è stato un crescendo di sintonia, un crescendo di amore. Il segreto è che il Papa, a differenza di una certa cultura, non vedeva i giovani come possibili fruitori di mercato, ma come figli bisognosi di paternità e di fiducia. Il Papa ha rappresentato un figura di riferimento forte, sicura e che ricorda loro che il futuro è nelle loro mani. I giovani hanno sentito la verità delle sue parole e questo li ha portati a percorrere migliaia di chilometri per incontrarlo.

I viaggi

Quando incontrai Giovanni Paolo II per la prima volta a Castel Gandolfo, dopo cena stavamo andando verso i giardini. Mentre camminavamo mi disse “Sarà d’oro ma è sempre una gabbia”. Sentiva fortissimo il comando di Gesù a Pietro, “Va e conferma i tuoi fratelli”: è andato ovunque nel mondo a confermare la fede dei cristiani. Non viveva il suo pontificato da burocrate. Si sentiva il pastore che deve ridare il coraggio alle Chiese sparse nel mondo, iniziando da quelle più povere. Alle Chiese dei paesi poveri ha dato coraggio e a quelle dei paesi più ricchi ha chiesto di allargare il cuore. Con i suoi viaggi ha voluto mostrare una  chiesa che sta accanto agli uomini e alle donne di questo difficilissimo passaggio di millennio.

La sofferenza

Si potrebbe dire che il Papa ha ricevuto le stigmati di Cristo, prendendo interamente la croce fino a salirci. Il colpo ricevuto nell’attentato di Piazza San Pietro era come la prima stigmate ricevuta da questo Papa. Poi, sulla croce della malattia, ma non ha cessato di mostrare, magari anche senza terminare le frasi, il suo amore per la Chiesa.

Certo, gli ultimi lunghi mesi sono stati per lui dolorosi, non solo nel corpo, forse soprattutto per il suo spirito. E il papa ha ricordato le parole che disse a Pietro in quel giorno sulle rive del lago di Tiberiade: “In verità ti dico, quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”.  Queste parole, in certo modo, descrivono anche gli ultimi anni della vita di Giovanni Paolo Il, ormai indebolito nel corpo e trasportato senza che egli potesse più muoversi. E tutti possiamo immaginare quale fosse istintivamente il suo stato d’animo. Ma anche in questo tempo ha glorificato Dio: nella sua debolezza non ha cessato di amare e di attrarre al Signore piccoli e grandi, giovani e anziani. E la sua morte ha trasformato il mondo in una grande preghiera corale.

(tratto da Adesso n.35 – primavera 2005)