Tredicesima settimana del Tempo Ordinario – sabato

[14]Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». 

 [15]E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.[16]Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. [17]Né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

I discepoli di Giovanni, che conducevano una vita più austera rispetto a quella che Gesù conduceva, chiedono il perché di quella letizia. In effetti Gesù al suo passaggio dava speranza, creava un clima nuovo, come di allegria. Erano, ovviamente, soprattutto i poveri, i malati e i peccatori a gioire e a fare festa, perché liberati dal peso della tristezza e del peccato. E Gesù era il liberatore, colui sul quale avevano riposto la loro fiducia. In lui, infatti, potevano contare senza temere di essere abbandonati. E’ questo il senso della festa che si creava attorno a Gesù, una festa analoga a quella che si faceva per la venuta dello sposo. Insomma è venuto in mezzo agli uomini il Salvatore che inizia a instaurare il regno di Dio e la sua giustizia. Gesù avverte però che si tratta di una lotta contro il male e, come avviene in ogni battaglia, non mancheranno i momenti difficili per i discepoli e per le comunità. Ci saranno oppositori che cercheranno in ogni modo di accusare e di sconfiggere i discepoli che annunciano il Vangelo. Ma prima è necessario vestirsi a festa e bere il vino della misericordia; questo renderà forti anche nei momenti difficili.