Settima settimana di Pasqua – mercoledì

Gv 17,11-19

In quel tempo, disse Gesù: “Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.

Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità ».

Il Signore prega per i suoi discepoli. Pur nell’imminenza del tradimento e della passione non piange su se stesso, ma si commuove per le prove cui vanno incontro i suoi amici più intimi che lo hanno seguito fino a Gerusalemme. Teme per loro, perché sa che le asprezze della vita mettono continuamente in discussione il Vangelo, cercando di farlo apparire come qualcosa di inutile o impossibile da vivere. Sa che la tentazione di camminare per conto proprio rende deboli quegli uomini appena la violenza omicida lo separerà da loro. Gesù già prevede la loro paura e la loro dispersione subito dopo la sua cattura. Eppure non lascia che vinca la delusione e la disperazione. Prevale il desiderio di preservare quella piccola famiglia, fragile ma allo stesso tempo protetta dalla roccia del fondamento sul quale è nata, e cioè il suo amore per ciascuno di loro, chiamato e scelto personalmente, e ancora protetto dal male. Gesù sa che l’ultima parola non è del maligno che cerca in tutti i modi di dimostrare la sua forza su quella dell’amore. Il Signore è certo che la vittoria definitiva sta nel consacrare la propria vita per loro, cioè nel rifiutare la logica del vivere per salvare se stessi, come gli grideranno in tanti sulla croce, per offrirla per gli altri. E’ questo che rende quegli uomini così diversi dal mondo e così vicini alla verità, cioè a quell’amore così forte che ha vinto la morte.