Sesta settimana di Pasqua – giovedì

In quel tempo disse Gesù:”Ancora un poco e non mi vedrete; un pò ancora e mi vedrete».Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un pò ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?».

Dicevano perciò: «Che cos’è mai questo “un poco” di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un pò ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”. 

Gesù continua a parlare ai discepoli perché vuole indicare loro come possono restare vicino a lui anche quando non lo vedranno più. Dice loro infatti che presto non staranno più insieme, ma allo stesso tempo lui tornerà ad essere accanto a loro. Evidentemente parla della sua morte e resurrezione, ma prima che i discepoli siano sopraffatti dalla delusione e dallo sconforto vuole spiegare loro che quello strappo doloroso rappresentato dalla sua partenza dalla terra per tornare al Padre non è una separazione. Essa infatti avverrà dopo la sua resurrezione, quando la vittoria della vita sulla morte permetterà di vincere ogni lontananza, se lo si continua a cercare e desiderare vicino. I discepoli sono sconcertati da quello che sembra un paradosso: come può la lontananza fisica divenire vicinanza ancora più stretta? Gesù non lascia senza risposta quello sconcerto e rivela come proprio il bisogno e la mancanza che sentiranno di lui, tanto da rattristarsi e piangere, sarà preghiera di invocazione capace di far mutare la loro tristezza nella gioia di una vicinanza ritrovata. Infatti dopo la sua ascensione al Padre ogni uomo e ogni donna, in ogni angolo della terra, potranno avere il Signore accanto a sé se lo invocheranno con l’invocazione della propria preghiera.