Quarta settimana di Pasqua – lunedì

Gv 10, 1-10

[1]«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante.

[2]Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. [3]Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. [4]E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. [5]Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». [6]Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. [7]Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. [8]Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. [9]Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. [10]Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Gesù si propone come il “buon pastore” che raccoglie e guida le pecore sulla via di Dio. L’individualismo, annidato nel cuore di ogni uomo, oggi sembra ancor più forte: la società è più competitiva, più aggressiva e quindi più crudele. Esiste, inoltre, una spinta alla disgregazione piuttosto che alla solidarietà: singoli e popoli sentono i propri interessi al di sopra di tutto e di tutti; e crescono le distanze e i conflitti. Il sogno dell’uguaglianza è ritenuto persino pericoloso. In un mondo come questo, udire l’annuncio che è venuto il pastore di tutti è davvero una buona notizia, un Vangelo. Troppo numerosi sono i “mercenari” che badano solo al proprio interesse o a quello del proprio gruppo. Sant’Ambrogio, a ragione, notava: “Quanti padroni finiscono per avere coloro che rifiutano l’unico Signore!” Gesù, pastore buono, ci raccoglie dalla dispersione per guidarci verso un comune destino; e se occorre va a prendere personalmente chi si è smarrito per ricondurlo nell’ovile. Non è un mercenario prezzolato; non pasce se stesso o solo una parte del gregge; egli è il pastore di tutti. E non entra con frode, come fanno i ladri. Entra per la porta principale, quella del cuore. Anzi è lui stesso il cuore, la porta della nostra vita.