“Interrompere le terapie è lecito ma mai la cura”

di Paolo Rodari

CITTÀ DEL VATICANO. “Nelle parole del Papa ho ravvisato toni nuovi non solo nella forma ma anche nella sostanza. Francesco sottolinea, infatti, che, di fronte a determinate situazioni può essere moralmente lecito interrompere il trattamento clinico. Mentre il Magistero diceva che si possono interrompere le cure, qui il Papa dice che se appare evidente che manca una proporzionalità è doveroso interrompere le cure. Dire doveroso non è poco”. Così monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia della Vita, nel giorno in cui ha concluso il convegno sul fine vita in Vaticano organizzato con la World Medical Association, a cui l’altro ieri Francesco ha mandato un messaggio che rappresenta una svolta sul tema.

La novità risiede nella liceità d’interrompere il trattamento medico?

“È rilevante il fatto che spetti al medico decidere ma sempre in una stretta relazione con il paziente. C’è un contesto di accompagnamento globale che comporta l’imperativo categorico di un accompagnamento che non interrompe mai la vicinanza. Insomma, possono terminare le cure ma mai la cura. Questo ha detto Papa Francesco”.

Tutto ciò resta in linea con il Magistero?

“Questo testo è in linea con il Magistero dei Papi e in particolare con Amoris Laetitia. È per questo che il tema del discernimento nel messaggio papale acquista un posto di particolare importanza, proprio perché lo sviluppo della tecnica velocissimo pone le questioni sul fine vita in termini sempre nuovi. In questo senso il Papa esorta a discernere casi o situazioni per evitare che non vi sia proporzionalità. È richiesto da una parte l’intervento medico e dall’altra l’intervento del malato, che ha la priorità nel giudizio dell’appropriatezza o meno. E tutto ciò richiede un indispensabile dialogo terapeutico tra medico, malato e i suoi familiari”.

Il Papa non chiede comunque la sospensione della cura.

“Esatto. Chiede in maniera chiara la liceità dell’interruzione di alcuni interventi clinici ma non della cura. E c’è una filosofia in questo: il rischio che la tecnica – da qualcuno definita la nuova religione – prenda il sopravvento sull’umano e persino sulla medicina stessa. Quindi l’accettazione del limite della morte come parte della vita può scardinare radicalmente quella che possiamo chiamare l’illusione dell’immortalità attraverso le macchine”.

Francesco voleva anche appoggiare la legge sul fine vita ferma al Senato?

“Diciamo che il tema dell’alleanza terapeutica è un punto di cui qualsiasi legislazione dovrebbe tenere conto”.