Il Papa rifonda l’Istituto su matrimonio e famiglia voluto da Wojtyla

ANDREA TORNIELLI

Papa Francesco con la lettera apostolica in forma di motu proprio datata 8 settembre 2017 e resa nota il 19 settembre rifonda l’istituto di studi sul matrimonio e la famiglia voluto da san Giovanni Paolo II allargando il suo campo di azione. Il documento, intitolato “Summa familiae curaˮ ricorda che Papa Wojtyla, dopo il Sinodo dei vescovi del 1980 e l’esortazione Familiaris consortio del 1981, aveva dato orma stabile al “Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famigliaˮ, attivo presso l’Università Lateranense. 

Oggi, dopo i due Sinodi celebrati nel 2014 e nel 2015 dedicati alla famiglia, e dopo la pubblicazione dell’esortazione Amoris laetitia, la Chiesa è giunta «a una rinnovata consapevolezza del vangelo della famiglia e delle nuove sfide pastorali a cui la comunità cristiana è chiamata a rispondere».

«La centralità della famiglia nei percorsi di “conversione pastorale” delle nostre comunità e di “trasformazione missionaria della Chiesa” – scrive Francesco – esige che – anche a livello di formazione accademica – nella riflessione sul matrimonio e sulla famiglia non vengano mai meno la prospettiva pastorale e l’attenzione alle ferite dell’umanità».

Papa Bergoglio ribadisce che il «bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa» e che è «sano prestare attenzione alla realtà concreta» della famiglia, dato il «cambiamento antropologico-culturale, che influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato» e «non ci consente di limitarci a pratiche della pastorale e della missione che riflettono forme e modelli del passato».

«Nel limpido proposito di rimanere fedeli all’insegnamento di Cristo – scrive ancora Francesco – dobbiamo dunque guardare, con intelletto d’amore e con saggio realismo, alla realtà della famiglia, oggi, in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre. Per queste ragioni ho ritenuto opportuno dare un nuovo assetto giuridico all’Istituto Giovanni Paolo II, affinché la lungimirante intuizione di san Giovanni Paolo II, che ha fortemente voluto questa istituzione accademica, oggi possa essere ancora meglio riconosciuta e apprezzata nella sua fecondità e attualità».

Il nuovo Istituto teologico per le Scienze del matrimonio e della famiglia, sempre intitolato a Giovanni Paolo II, amplierà il suo campo di interesse, «sia in ordine alle nuove dimensioni del compito pastorale e della missione ecclesiale, sia in riferimento agli sviluppi delle scienze umane e della cultura antropologica in un campo così fondamentale per la cultura della vita».

Papa Bergoglio precisa che il nuovo Istituto dovrà tener conto dell’originaria ispirazione che aveva dato vita al precedente, «contribuendo efficacemente a renderlo pienamente corrispondente alle odierne esigenze della missione pastorale della Chiesa». Nei brevi articoli, che dovranno essere poi seguiti dai nuovi statuti, si sottolinea lo «speciale rapporto del nuovo Istituto Teologico con il ministero e il magistero della Santa Sede» che «sarà ulteriormente avvalorato dalla privilegiata relazione» che stabilirà con la Congregazione per l’Educazione Cattolica, con il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e con la Pontificia Accademia per la Vita. E si precisa che l’Istituto Teologico avrà «la facoltà di conferire iure proprio ai suoi studenti i seguenti gradi accademici: il Dottorato in Scienze su Matrimonio e Famiglia; la Licenza in Scienze su Matrimonio e Famiglia; il Diploma in Scienze su Matrimonio e Famiglia».

«Con questa decisione – spiega a Vatican Insider l’arcivescovo Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere dell’Istituto – il Papa allarga la prospettiva: da una focalizzata soltanto sulla teologia morale e sacramentale, a una biblica, dogmatica e storica, che tiene conto delle sfide contemporanee. Francesco ha ben compreso il compito storico della famiglia, sia nella Chiesa che nella società. E la famiglia non è un ideale astratto, ma una realtà maggioritaria della società, che deve riscoprire la sua vocazione nella storia».

Il riferimento alla continuità con il precedente Istituto, «già di per sé sbarra la strada – spiega Paglia – a un’interpretazione che voglia attribuire pregiudizialmente a questo autorevole atto di rifondazione una presa di distanza dall’ispirazione di Giovanni Paolo II». L’arcivescovo fa infine notare che il Papa ha indicato gli stessi componenti dell’attuale Istituto come «protagonisti dell’adeguamento e del rimodellamento che saranno necessari per il conseguimento degli obiettivi del nuovo soggetto», e che dunque godono della fiducia del Pontefice.

(da Vatican Insider – La Stampa)